Nei mesi estivi è più frequente il riscontro del “morso da zecca”, di per sé poco pericoloso per l’uomo, ma con dei rischi legati alla sua possibile trasmissione di infezioni. L’European Centre for Disease Prevention and Control ha reso disponibili sul proprio sito (1) le mappe di distribuzione delle zecche per genere, con informazioni aggiornate sulla diffusione di questi vettori con il livello di distribuzione regionale e materiale informativo per supportare i sistemi sanitari nell’aggiornamento di una rete di prevenzione legati ai morsi di zecca. I materiali sono stati studiati per diversi target (bambini, viaggiatori, persone che vivono in aree endemiche e operatori sanitari) con lo scopo di aumentare le conoscenze su questi parassiti, prevenirne i morsi, riconoscere il loro habitat, identificarle e rimuoverle correttamente, e dare i suggerimenti per le fasi successive al morso di zecca (2).

Tipi di zecche

Le zecche presenti in Europa appartengono a due famiglie: gli Ixodidi, o zecche dure così definite per la presenza di uno scudo dorsale coriaceo e gli Argasidi o zecche molli, senza scudo e che parassitano generalmente gli uccelli. Le specie più diffuse da un punto di vista sanitario in Italia sono Ixodes ricinus (la zecca dei boschi), Rhipicephalus sanguineus (la zecca del cane). Le zecche non saltano e non volano sugli ospiti (umani o altri animali), ma avvertono la loro presenza per l’anidride carbonica e il calore emessi dal corpo, si insediano conficcando il rostro nella cute e succhiano il sangue. Il morso da zecca è generalmente indolore e l’animale rimane attaccato all’ospite per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni e poi spontaneamente cade. 

Gli Ixodidi (zecche dure) sono in grado di trasmettere all’uomo gli agenti patogeni responsabili diverse patologie, tra le quali: la borreliosi di Lyme, l’eherlichiosi, le febbri da rickettsiae, la tularemia, la febbre Q, la babesiosi e l’encefalite virale. Gli Argasidi (zecche molli) sono vettori di patologie meno rilevanti dal punto di vista epidemiologico come le febbri ricorrenti da zecche e la febbre Q. Con l’inizio della stagione primaverile le zecche abbandonano lo stato di quiescenza invernale e si avviano alla ricerca di un ospite da parassitare. Nei mesi estivi è più frequente il riscontro del “morso da zecca”, che non è di per sé pericoloso per l’uomo, ma ha dei rischi sanitari correlati alla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali come vettori.

Morso di zecca – prevenzione e primo intervento

Tutti gli escursionisti in montagna, i cacciatori, i cercatori di funghi, le guardie forestali sono a maggior rischio di contrarre l’infezione per cui è importante l’informazione su come prevenirla. Il rischio di contrarre infezioni dopo morso di zecca è del 5% circa. Dunque non serve assumere subito l’antibiotico se non si presentano sintomi di infezione. Il morso di zecca è indolore e nel 70% dei casi passa inosservato. Pertanto nelle escursioni in aree boschive endemiche è consigliabile usare vestiti protettivi (calze e calzoni lunghi), evitare possibilmente il contatto con cespugli e arbusti, non sedersi direttamente sul terreno nel sottobosco e al ritorno dalle escursioni controllare subito se vi sono zecca attaccate alla cute. Se si riscontrano zecche sulla pelle bisogna asportarle subito con una pinzetta. Evitare per la rimozione l’impiego di ammoniaca, benzina, acetone, trielina, olio o oggetti arroventati. La probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite, tenendo presente che solo una limitata percentuale di individui è portatrice di infezione. E’ consigliabile controllare periodicamente il pelo degli animali domestici ed utilizzare prodotti repellenti specifici contro le zecche. 

Malattie trasmesse dalle zecche

Varie malattie trasmesse dalle zecche meritano attenzione (3) e tra queste la febbre bottonosa del Mediterraneo è la rickettsiosi più diffusa nell’area del Mediterraneao e in Italia. La malattia viene trasmessa da diverse specie di zecche dure e soprattutto da Rhipicephalus sanguineus, la zecca del cane e di altri animali domestici e selvatici. Ha un periodo di incubazione di 5-7 giorni e sintomi simil – influenzali. Dal terzo al quinto giorno di incubazione può comparire un esantema maculo-papuloso con interessamento delle estremità (pianta dei piedi e palmo delle mani). Questo è il sintomo della vasculite dovuta all’infezione. Nei casi non complicati, un trattamento antibiotico riesce a fermare la febbre nel giro di 2-3 giorni.

La borreliosi di Lyme è un’infezione batterica responsabile di eritemi, artriti, disturbi neurologici e cardiaci curabili con un’antibioticoterapia mirata. L’infezione da borrelia non conferisce un’immunità permanente: nei pazienti già trattati con antibioticoterapia persiste il rischio di reinfezione a seguito di un nuovo morso di zecca. La diagnosi precoce di borreliosi si fonda essenzialmente sulle manifestazioni cliniche. Il test per la ricerca di anticorpi anti-borrelia nelle fasi precoci dell’infezione (4-6 settimane) risulta ancora negativo. Le manifestazioni della borreliosi si distinguono in precoci e tardive. Manifestazioni precoci sono rappresentate dall’eritema migrante (60-80% dei casi) e da sintomi simil-influenzali quali febbre, cefalea, astenia, artro-mialgie migranti e intermittenti e linfoadenopatie. L’Eritema migrante si presenta come una lesione cutanea arrossata di  forma anulare, di norma centralmente più chiara, con tendenza all’estensione centrifuga fino a raggiungere un diametro massimo anche di cm.10-50. L’eritema compare dopo 3-30 giorni dal contagio come lesione unica in sede di morso di zecca infetta nel 60-80% dei casi di infezione, dura in media 3-4 settimane e può recidivare nel 25-50% dei casi con lesioni simili multiple ma più piccole se l’infezione non viene curata. Manifestazioni tardive principali della borreliosi sono l’artrite (60% dei casi), la meningite o la polineurite (15% dei casi) e aritmie cardiache (4-8% dei casi).

L’encefalite da morso di zecca o tick born encephalitis (TBE) è trasmessa dalle zecche del genere Ixodes ricinus e Ixodes persulcatus, che sono vettori e serbatoi, così come le zecche del genere Dermacentor (zecca del cane) ed Haemaphysalis.  Dopo il morso di zecca infetta nell’uomo, nel 70% dei casi circa, si manifesta un’infezione pauci-sintomatica, che può passare inosservata. Nel restante 30% dei casi, dopo 3-28 giorni dal morso di zecca si ha una prima fase con sintomi simil-influenzali come febbre alta, mal di testa importante, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari e articolari per 2-4 giorni. Poi la temperatura scende e in genere non ci sono ulteriori conseguenze. Nel 10-20 per cento di questi casi, dopo un intervallo senza disturbi di 8-20 giorni, inizia una seconda fase caratterizzata da disturbi del sistema nervoso centrale (encefalite, paralisi flaccida che può essere mortale nell’1% dei casi).  Il decorso della TBE è mite nei soggetti più giovani, con aumento della severità all’aumentare dell’età.  La prevenzione è possibile in quanto esiste un vaccino disponibile in Italia dal 2006. Il ciclo vaccinale di base prevede la somministrazione di tre dosi (all’età di 0, 1-3 mesi, 9-12 mesi) con richiami a cadenza triennale, per via intramuscolare, preferibilmente nella regione deltoidea. E’ possibile effettuare un ciclo accelerato di vaccinazione, che però non garantisce gli stessi risultati del ciclo classico, in termini di risposta anticorpale. 

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